Stando agli ultimi dati rilasciati dall’Osservatorio Ict e Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano i professionisti italiani non usano la tecnologia, se non sono costretti.
In occasione del Convegno “Professionisti in digitale? Un valore per le imprese Clienti!”, tenutosi nei giorni scorsi a Milano, l’Osservatorio Ict e Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato i risultati del suo ultimo anno di ricerca.
Dai risultati emerge che le nuove tecnologie informatiche non sono ancora diffuse tra i professionisti italiani, soprattutto di fronte a difficoltà di carattere economico-finanziario.
A questo proposito il Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio ICT & Professionisti, Claudio Rorato ha affermato che: «Il mondo delle professioni giuridiche d’Impresa, di fronte ad alcune difficoltà di carattere economico finanziario, mostra una certa resistenza al cambiamento e una propensione all’innovazione soprattutto law driven mentre la domanda di servizi da parte della clientela non è sempre allineata con il portafoglio servizi degli studi».
Il valore della tecnologia non sembra ancora essere pienamente compreso. Infatti, nonostante un evidente di calo della redditività del 57%, negli studi professionali italiani non è tuttora diffusa l’adozione delle nuove tecnologie informatiche per recuperare efficienza interna e marginalità o sviluppare nuove business.
Il budget medio destinato agli investimenti in ICT degli studi professionali nel prossimo biennio è di appena 6.300 euro, anche se ci sono importanti differenze tra le diverse professioni: il budget medio per gli studi degli avvocati è di 3.800 euro, per i commercialisti e i consulenti del lavoro di 7.600 euro, mentre più di tutti investiranno gli studi multidisciplinari, con un budget medio di 12.500 euro.
Solo il 26% del budget che i professionisti destineranno nel prossimo biennio all’ICT è indirizzato verso nuovi progetti software o hardware, mentre la parte preponderante riguarda l’adeguamento normativo, la manutenzione ordinaria e la gestione dell’esistente.